Parenti di ricoverati in RSA

Sono sul piede di guerra i parenti dei ricoverati nelle RSA, chiedono di poter entrare a prendersi cura dei propri cari, stante il fatto che parte non secondaria della cura dei ricoverati era da loro espletata, dal lavaggio di biancheria, intima e non, al conforto psicologico della conversazione e delle passeggiate quotidiane lungo i corridoi e fino al bar interno per prendere un caffè.

Pochi mesi fa la morte di migliaia di ricoverati nelle RSA, in particolare in Lombardia, ma non solo, fu notizia di prima pagina a lungo.

Ora i medici sono riusciti a “prendere un po’ le misure” della Sars-Covid19 e la mortalità è nettamente scesa. In ogni caso rimane abbastanza elevata per anziani e pazienti con altre patologie.

Purtroppo, dopo anni di privatizzazioni del settore sanitario e abbandono della medicina territoriale a favore di quella centralizzata e specializzata (la famosa “eccellenza”) e di appropriazione delle scelte dei dirigenti delle Aziende Sanitarie da parte della politica ci troviamo impreparati a fronte di questa emergenza.

I gruppi dei parenti dei ricoverati in RSA e le loro associazioni si formano in fretta in tutta Italia e dopo breve tempo si frantumano e si riformano con nomi diversi, dopo riunioni virtuali accese ai limiti del litigio.

Anche costoro, come i lavoratori della ristorazione e dello spettacolo, hanno ricette che risolverebbero ogni problema. Peccato che queste ricette rimangano fumose dichiarazioni di cose necessarie o indispensabili da fare, ma ognuno vorrebbe che tutte le disponibilità di uno Stato, che se possibile si rifiutano di finanziare pagando le tasse se non obtorto collo, fossero dedicate al loro problema.

Forse sarebbe il caso di ricordare loro che la politica, come l’amministrazione di una famiglia, è l’arte del possibile. Tutti vorremmo avere figli geniali e belli, genitori sani e presenti, un lavoro di soddisfazione e ben remunerato, una casa grande e autopulente, un’estate calda, ma asciutta e ventilata, un inverno fresco, ma con giornate luminose e pioggia il giusto, la notte.

La vita non è così, il virus è venuto a ricordarcelo, e di sicuro anche se anch’io critico e ho criticato alcune scelte del governo sono sicuro che non vorrei essere al posto di nessuno dei ministri che lo formano, contemperare esigenze tanto diverse di una platea di cittadini ampia e che cova scontento da tanti anni deve essere difficile, quel che temo è che sia impossibile.

Auguri a tutti noi.

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Olimpiadi a Milano

A prescindere dalle valutazioni sulle Olimpiadi e sugli sport competitivi in generale, su cui molto ci sarebbe da dire, in merito alle risorse economiche e organizzative sottratte alla pratica dello sport  da parte dei giovani meno abbienti, anche senza talenti specifici, per dirottarle su questi grandi “eventi”, io mi chiedo semplicemente se Maroni e gli altri alfieri delle varie candidature di città italiane circolino mai sui mezzi pubblici, nelle città che vorrebbero candidare.

Se costoro frequentassero i mezzi pubblici saprebbero che a Milano nelle ore di punta sono sovrasaturi, così come le tangenziali Est e Ovest; sulla Nord (quella vera, non il pezzo di TO-VE che spesso si crede sia tangenziale) non ho informazioni di prima mano, quindi non mi esprimo. Certo se ci si muove sulle corsie preferenziali, magari con la scorta della polizia con sirena e paletta agitata, oppure in elicottero questi problemi non si percepiscono, ma noi comuni mortali li abbiamo, noi che saltabecchiamo tra treni regionali pieni, sporchi e in ritardo e metropolitane in cui entrare vuole dire spingere di spalle e gomiti, rischiando di farsi accecare dalla riga che sporge dallo zainetto dello studente, o di finire con il naso schiacciato sotto l’ascella di qualcuno, che ci stordisce con il suo afrore, mentre il taccheggiatore di turno si serve dalle nostre tasche e borse.

Sullo stato dei trasporti pubblici a Roma so quel che scrivono i giornali, e se non funzionano, come dicono, con l’ordinaria amministrazione, non vedo come sia possibile renderli efficenti per le Olimpiadi. Se fossi un romano avrei già le palle in giostra per gli Anni Santi e gli altri “eventi” religiosi del Vaticano; non parliamo poi di Family Day, Gay Pride, maratone e manifestazioni politico-sindacali.

 

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Amministratore di sostegno: un percorso a ostacoli.

 

Aggiornato ad Agosto 2016

Avviso ai naviganti: prima di iniziare l’iter per essere nominati amministratori di sostegno di un parente è necessario ponderare bene i pro, i contro, il come e il quando, in questo post voglio mettere in luce tutti i lati del dodecaedro(?).

Premessa

Queste riflessioni sono dedicate ai parenti di pazienti che devono essere ricoverati, ma non abbiano redditi tali da poter pagare la retta, per cui capita che, oltre a pagare la retta, il parente debba farsi nominare amministratore di sostegno, nonostante ci sia poco da amministrare..

Valutazioni generali

Innanzi tutto è necessario valutare se è possibile evitare questo percorso, del perché, se possibile, sia meglio evitarlo ne scriverò dopo, evidenziando le difficoltà del ruolo e dell’iter per ottenere codesta nomina ad ads.

1- Spesso si viene incoraggiati a fare la domanda di nomina come amministratore di sostegno (d’ora in poi = ads) dagli assistenti sociali del comune, a cui ci si rivolge in prima istanza, nella disperazione e confusione del momento, altrimenti capita che lo richiedano le RSA, a cui ci si rivolge per ricoverare un parente non in gradi di gestirsi, se il paziente non dichiara di ricoverarsi di sua spontanea volontà.

Da tenere presente anche che, in caso di demenza acclarata di solito nessuno, in ospedale o in RSA, si pone il problema della nomina di un ads, quindi inutile complicarsi la vita se non si è costretti.

2- Bisogna inoltre tenere presente, nella scelta della RSA, che la maggior parte delle RSA pubbliche richiedono che il parente che firma per la richiesta di ricovero o per autorizzare i trattamenti “contenitivi”(ad es. le sbarre al letto per impedire di cadere) sia ads o almeno abbia avviato la pratica per essere nominato tale, meglio informarsi prima di fare la domanda.

Mi dicono chea volte però archiviano la pratica senza prima assicurarsi che la domanda abbia fatto il suo corso giungendo alla nomina, se la patologia è violenta la “vicenda terrena del paziente” può concludersi prima che qualcuno si accorga che la nomina non è giunta.

3- Le RSA private invece molto più raramente sollevano il problema. Il perché di questa differenza non lo so, ma credo che si tratti del fatto che le istituzioni + o – pubbliche non hanno soggetti che vogliano assumersi responsabilità e cerchino il più possibile di scaricarle sui parenti.

4- Chiariamo subito che, anche se i decreti di nomina come amministratore di sostegno possono essere diversi a seconda del giudice estensore e del paziente, l’ads non può mai fare ricoverare l’amministrato contro la sua volontà. Decisioni di questo tipo potrebbero essere prese semmai dal tutore, nel caso di acclarata incapacità, ma la dichiarazione di incapacità viene sempre meno utilizzata per la complessità delle procedure, e la figura dell’amministratore di sostegno viene spesso utilizzata surrettiziamente in suo luogo.

N.B.: in ogni caso le RSA salvo casi di ribellione costante, pervicace e manifesta al ricovero si contentano della domanda di ricovero firmata da un parente, ads o meno che sia.

Gestione economico-bancaria

Ammettiamo che la scelta ricada per necessità su una RSA che pretende la nomina di un ads.

Prima di avere la nomina e forse addirittura prima di fare la domanda, è meglio sistemare alcune cose che se fatte dopo la nomina sarebbero illegali o più complesse.

Assicurarsi che il paziente abbia un cc bancario intestato solo a suo nome (eventualmente con delega al parente che diventerà ads), se il paziente aveva un libretto postale su cui riceveva la pensione, e magari l’accompagnamento, è bene tenere presente che spesso il giudice richiede il cc bancario, inoltre alcuni comuni, annualmente, stanziano dei fondi per contribuire, su domanda, alla retta del ricovero in RSA, tali contributi sono di solito versati solo su cc bancario intestao solo al paziente, quindi il libretto postale sarebbe ridondante e alla fine (intesa come morte del paziente) una complicazione in più da gestire nel momento del lutto, inoltre è bene che il cc bancario sia consultabile e disponibile via internet e con bancomat. (Non è difficile capire che le operazioni allo sportello oltre a essere più costose di quelle telematiche, sono rognose da gestire allo sportello, difficile farsi passare per il proprio genitore o dovere ogni volta trasportare il paziente in banca).

– Anche se gli estratti conto cartacei sono a pagamento è meglio farseli inviare per posta, a cadenza trimestrale o altra, ma almeno annuale, in quanto il giudice vorrà vedere i movimenti effettuati sul conto a fine anno, e quelli inviati dalla banca avranno un’apparenza più ufficiale.

Al momento in cui scrivo esistono cosiddetti “conti base” con poche o nulle spese e bassa operatività in diverse banche, ma è bene tenere presenti le esigenze citate di operatività via internet e bancomat, meglio spendere qualcosa di canone che dover portare in ambulanza il paziente in filiale per fare operazioni allo sportello.

Al momento i ccbancari con giacenza media sotto i 5000€ non pagano l’imposta di bollo di 34,20 € annui, quindi meglio non lasciare accumularsi mensilità di pensioni per la pigrizia di fare prelievi o bonifici.

Il pagamento della retta alla RSA (il cui ammontare, in base alla premessa di questo post, è inferiore ai redditi del paziente, compreso l’eventuale contributo del comune) suggerisco che venga effettuato dal cc bancario dell’ads tramite bonifico con causale ben specificata o con MAV, è bene tenere traccia di tutti i pagamenti, in quanto l’anno successivo sarà necessario presentare al giudice tutta la documentazione delle entrate del paziente e delle uscite per lui.

RICORDARSI DI NON CONSEGNARE MAI I DOCUMENTI ORIGINALI, (portarli, mostrarli e lasciare che se li fotocopino, ma portare sempre una fotocopia di scorta nel caso che la loro fotocopiatrice non funzioni, meglio lasciare le proprie fotocopie che dover tornare!) gli stessi documenti di pagamento possono servire per le dichiarazioni dei redditi per le detrazioni o deduzioni a seconda dei casi!!!

 

Esperienze personali

Alcuni vi suggeriranno di affidarvi a un avvocato per fare la domanda di ads a me hanno chiesto tra 700 e oltre 1500€, ho fatto da solo e ne ho spesi meno di 150, tra marche da bollo e viaggi al tribunale, le code erano di oltre un’ora, ma per alcuni tribunali esiste la possibilità di rivolgersi agli sportelli territoriali per la volontaria giurisdizione, mi dicono siano più snelli e possano anche aiutare nella compilazione della domanda. La cosa fondamentale mi è parsa la documentazione medica che comprovi la almeno parziale incapacità fisica e/o psichica del paziente, anche se il giudice nel mio caso non aveva letto affatto la documentazione prima di fare la breve “intervista” al paziente.

Se il paziente abita in una casa in affitto è meglio disdire l’affitto con ampio anticipo, prima di essere nominati ads, preoccupandosi poi con calma di svuotarla, in quanto, spesso, ma non sempre, il decreto di nomina ads vieta tale negozio senza l’accordo del paziente e i pazienti di cui scriviamo, non necessariamente mantengono la medesima posizione dal mattino alla sera e naturalmente invece intervistati dal giudice appariranno sempre “vigili e orientati”.

– Anche eventuali automobili è bene passino di proprietà prima della nomina ads.

RICORDATEVI CHE, NON SEMPRE, MA MOLTO SPESSO, CIÒ CHE DOVRETE FARE IN NOME E PER CONTO DEL PAZIENTE SARÀ COMPLICATO, VORRANNO VEDERE IL DECRETO DEL GIUDICE, AVERNE COPIA, VORRANNO SOTTOPORRE LA QUESTIONE AL LORO UFFICIO LEGALE, CERCHERANNO DI RINVIARE, DI FARVI TORNARE, IN MODO CHE TOCCHI A QUALCHE ALTRO COLLEGA ASSUMERSI LA RESPONSABILITÀ DI FARE QUEL CHE CHIEDETE, SIATE CORTESEMENTE INSISTENTI: VOI DOVETE OPERARE IN NOME E PER CONTO DEL PAZIENTE, VE LO HA ORDINATO IL GIUDICE!

Aprire un cc bancario come amministratore di sostegno presso Intesa San Paolo si è rivelato inutile, in quanto, secondo il loro ufficio legale, si sarebbe dovuto trattare di un conto bloccato e senza bancomat, laddove per bloccato si intenda che il conto sarebbe stato non operativo, salvo che l’ads si presentasse allo sportello, lo facesse sbloccare per fare l’operazione, ad es. un prelievo, dopo di che sarebbe stato nuovamente bloccato, se si tiene presente che lo sportello vicino casa a cui mi sono rivolto è di quelli senza contanti, si capisce che avrei anche dovuto rivolgermi ad una filiale lontana e, non avendo tale conto il bancomat, anche sempre in orario d’ufficio.

– Aprire un cc bancario “base” come da convenzione per pensionati con meno di 18000€ annui di reddito, quindi con poche spese e bassa movimentazione, presso la BPM si è rivelato per me impossibile, in quanto dovendo firmare io per codesto conto, la mia anagrafica certificava che ero già titolare di un cc bancario, quindi escluso da tale convenzione. Invece mi è stato possibile aprire un cc bancario “welcome”, senza spese per il primo anno e spese limitate dopo, senza problemi.Spero che il giudice non abbia da obiettare visto che nel suo decreto mi intima di aprire un cc bancario alle migliori condizioni possibili, e queste sono le migliori possibili per me.

– Aprire un cc bancario tout court presso la Banca Popolare di Lodi non mi è stato possibile in quanto non mi hanno neppure fatto entrare, attraverso il vetro della cabina di transizione un impiegato mi ha interrogato sui motivi della mia presenza per poi informarmi che, mancando il responsabile, sarebbe stato bene che mi recassi in un’altra filiale.

– Ora inizia la trafila per comunicare all’INPS le coordinate del nuovo cc che sostituirà il libretto postale, non so come succeda, ma sul sito dell’INPS ho trovato due moduli diversi per modificare l’”ufficio pagatore” (questo il nome da cercare per fare queste modifiche) i due moduli oltre che per la grafica si differenziano in quanto:

+ uno prevede, dopo averlo compilato in linea, di poter essere spedito via e-mail alla banca e da essa firmato elettronicamente e rispedito all’INPS sempre per e-mail,

+ l’altro invece, dopo essere stato compilato in linea, deve essere stampato, firmato dal pensionato (immagino che anche l’ads vada bene, ma provateci voi, a me viene da ridere) poi timbrato e firmato dalla banca e poi scannerizzato e spedito via e-mail o fax.

N.B.: i “percorsi” per questi due moduli sono diversi.

Auguri!

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Swatch crollo di utili

Sembra meravigliarsi l’autore di questo articolo su repubblica.it, gli acquirenti invece non si stupiscono molto, purtroppo gli appassionati del genere che hanno acquistato swatch di ogni colore, per abbinare l’orologio all’abbigliamento, hanno dovuto accorgersi che le plastiche, in particolare trasparenti e bianche, di quegli orologi ingialliscono facilmente prima ancora che si scarichino le pile, in particolare utilizzando tali orologi al mare.

A questo punto il principale pregio di tali orologi, il colore, perde la sua rilevanza e tanto vale rivolgersi ai classici orologi metallici senza più preoccuparsi di combinare il colore di orologio e cinturino con le tinte dell’abbigliamento.

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Secondo emendamento USA

Il testo del secondo emendamento della costituzione degli USA:

“A well regulated Militia, being necessary to the security of a free State, the right of the people to keep and bear Arms, shall not be infringed.”

” Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, non potrà essere infranto il diritto dei cittadini di detenere e portare armi.”

Secondo la polizia USA il testo non è completo, in inchiostro simpatico, dopo la parola “cittadini”, in caratteri piccoli, è scritto “bianchi” tale testo appare solo ai cittadini dotati di buona volontà.

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Brexit o non Brexit?

Giornali e politici europei si esprimono sul prossimo referendum nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, ma a mio parere nessuno o quasi pone la questione fondamentale: omogeneizzazione delle tassazioni su capitali, rendite e transazioni finanziarie.

Senza una parificazione di questo tipo di imposte, la globalizzazione non è altro che un enorme palo su cui immolare la gran parte della popolazione del mondo, salvando e proteggendo solo quel 25% che detiene il 95% dei capitali mondiali, o forse sarebbe più giusto dire: per salvaguardare solo gli interessi di quelle 85 persone che detengono il 50% della ricchezza mondiale.

Allora gli inglesi dovrebbero rendersi conto che il grande numero di paradisi fiscali che sta sotto l’ombrello della corona altro non è per loro e per noi tutti che come un gran numero di vermi intestinali che fanno gonfiare il ventre del bambino facendolo apparire come sazio, in realtà sfruttandolo e impedendogli di crescere armonicamente.

Naturalmente non è che i politici europei, o del resto del mondo, facciano molto per spingere la Gran Bretagna a risolvere il problema, così come nulla, o pochissimo, hanno fatto per porre argini e limiti alle operazioni degli altri paradisi fiscali, in quanto in quelle cassaforti al riparo dalle elezioni perdute o perdibili molti di loro hanno accumulato capitali più o meno legali.

Le multinazionali, i cui amministratori trattano da pari a pari con ministri e capi di governo, giocano destramente con le diverse aliquote dei vari paesi spostando le attività e le passività dove più conviene, fanno balenare di fronte al Primo Ministro del momento le cifre di investimenti futuribili, come panni rossi di fronte al toro, così lo convincono a caricare a testa bassa diritti e garanzie dei lavoratori, conquiste costate spesso non solo sudore, ma sangue di intere generazioni, vengono così spazzate via in nome della “flessibilità”, della competitività e della globalizzazione.

Bisogna cominciare a trattare i paradisi fiscali e i paesi che li ospitano o li proteggono per quello che effettivamente sono: complici delle organizzazioni criminali di narcotrafficanti, complici di terroristi delle più diverse matrici (religiose, etniche, politiche ed economiche).

 

 

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Placchetta antitaccheggio, liberarsene.

Non è la prima volta che mi trovo ad arrivare a casa con una placchetta antitaccheggio che in cassa hanno dimenticato di togliere, sotto le feste capità più spesso, immagino che i lavoratori del commercio in questo periodo siano molto più vicini a un esaurimento nervoso che a un aumento di stipendio, li capisco.

Si tratta comunque di una bella seccatura per il cliente, specialmente se il centro commerciale dista una dozzina di km o più.

Una volta mi successe con una bottiglia di spumante, pazienza, ci facemmo una risata per la scomodità di stapparla con il collarino attacato, ma niente di grave.

Ieri mi è successo con una cintura da regalare, in rete ho trovato solo consigli balenghi, ad es. qualcuno propone di tagliare il chiodo con una lima sottile, metodo sicuro per rovinare l’oggetto, in quanto si tratta di lavorare a contatto con esso, altri suggeriscono di comprare una potente calamita, io ho provato con un paio di calamite al neodimio e non hanno funzionato, così ho preso una grossa pinza da idraulico, quelle dette “pappagallo”, se non sbaglio, e ho schiacciato tra le fauci del pappagallo la protuberanza che sporge dalla placchetta e tiene ferma la punta del chiodo, quindi ho lavorato dalla parte opposta all’oggetto da liberare, in un attimo si è rotta e ha liberato il chiodo senza danneggiare la cintura.

Da tenere presente che alcuni segnalano la presenza di inchiostro all’interno della placchetta, quindi bisognerebbe operare tenendo l’oggetto sollevato al di sopra della placchetta e sopra una superfice che eventualmente non possa macchiarsi, io comunque inchiostro non ne ho trovato.

A questo punto ho deciso di vedere cosa conteneva la placchetta e l’ho aperta, nella protuberanza che ho rotto c’era una specie di piccolissima tazza, forata sul fondo concavo, che contieva 3 piccole sferette di acciaio, esse erano tenute schiacciate verso il fondo della microtazzina da una piccola molla, sono loro a bloccare il chiodo, che ha delle piccole scanalature trasversali.

Nella piastra invece era presente un avvolgimento, più o meno rettangolare (3 cm x 4,5 cm) di filo di rame plastificato, nel mio caso aveva 7 giri, i cui capi sono collegati tra loro da un piccolo condensatore.

Non mi è chiaro come agisca il meccanismo di sblocco, anche se immagino che forse l’avvolgimento possa divenire una elettrocalamita attivata per induzione, ma il piccolo foro che attraversa la placchetta da parte a parte, all’interno del perimetro dell’avvolgimento e vicino alla tazzinetta a che serve?

Se qualcuno mi darà una spiegazione gli sarò grato.

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La Buona Scuola e il Terrorismo

Qui potete trovare la pagina su Ibs.it relativa al libro “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato” Gli autori sono: Anna Monia Alfieri (delle Suore di Santa Marcellina), Marco Grumo (docente dell’Università Cattolica) e Maria Chiara Parola (della commissione scuola della curia di Milano) la prefazione è del Ministro dell’Istruzione Università Formazione e Ricerca On.le Senatrice Stefania Giannini.

Il prezzo di copertina 26,00€ quello sul sito è 22,10€ mentre il prezzo dell’eBook è 17,99€.

Non ho intenzione di acquistare codesto libro onde poterlo leggere, visto che già il prezzo dell’eBook dimostra che gli autori non sono interessati a un onesto dibattito in merito alle loro tesi, ma solo a fornire un supporto cartaceo alle tesi che andranno a costituire l’alibi per un ulteriore diminuzione dei fondi destinati alla scuola pubblica e invece un aumento di quelli destinati alla scuola privata.

Quello che voglio segnalare è che questo continuare a finanziare la scuola privata, che al momento è in misura largamente maggioritaria in mano alla chiesa cattolica, costituisce una sostanziale rinuncia dello stato a un compito fondamentale, una sua delega in bianco a una confessione religiosa, proprio in un momento in cui invece il suo ruolo terzo e garante del rispetto e dell’eguaglianza di tutte le fedi dovrebbe essere posto in maggiore evidenza, insomma questo governo, come e più di quelli degli ultimi decenni sta forgiando proiettili per i terroristi a venire.

La laicità dello stato è una garanzia per tutti, mentre la commistione tra stato e organizzazioni religiose costituisce il terreno di coltura del terrorismo e della guerra civile.

Solo denunciando il concordato e tutti gli accordi con la chiesa cattolica e le altre fedi lo stato può sperare di disinnescare, almeno in parte, la bomba che sta per scoppiargli tra le mani.

Abbiamo bisogno di statisti, non di politici d’accatto che prendono decisioni sulla base delle proiezioni del gradimento giorno per giorno, imbeccati dalle gerarchie cattoliche più miopi e affaristiche.

Tra un attimo mille sette, storiche o appena inventate, metteranno all’incasso le cambiali che questo governo ha firmato con la chiesa cattolica, anche se alcune opereranno avendo a cuore la formazione culturale, oltre che religiosa dei giovani, altre, più fondamentalisticamente legate a una interpretazione letterale dei loro testi sacri, non faranno altro che esacerbare antichi odi inter-religiosi che tanti lutti portarono all’umanità in passato e ancora costituiscono alibi per lutti odierni, oltre che trasmettere messaggi antiscientifici, queste scuole potrebbero essere vivai di giovani terroristi, che si tratti di fondamentalisti indù, cristiani, buddisti o islamici cambierebbe poco.

Per questo bisogna dire e ribadire oggi: “Scuola privata: NO GRAZIE!”

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Imperialismo, rispetto e tolleranza

Negli anni ’60 mi chiedevo perché gli stati occidentali tollerassero la circolazione sul loro territorio di sceicchi e simili accompagnati da mogli, concubine e altre donne al seguito, velate in modo da celare i loro volti, cosa contraria alle leggi locali dell’epoca, mentre addirittura in alcuni casi si perseguivano ragazzi mascherati per il carnevale

Secondo me questa “tolleranza” verso costumi diversi serviva a mascherare in realtà la convinzione di una superiorità occidentale nei confronti di culture diverse, che per l’intrinseca progressività della storia sarebbero andate adeguandosi.

Si sarebbe invece dovuto dichiarare con fermezza che il rispetto delle leggi locali non ammette eccezioni.

Si sarebbe dovuto applicare con altrettanta fermezza il principio di reciprocità nel trattamento di cittadini e religioni, nel senso ad esempio che cittadini di Stati che non ammettono il proselitismo di altre religioni nel loro territorio non avrebbero potuto in alcun modo svolgere tale attività negli Stati ospiti, ugualmente con poligamia o poliandria se lo Stato ospite non li contempla e via dicendo.

Ritengo che proprio il proselitismo praticato dalla maggior parte delle confessioni e sette cristiane in tante parti del mondo (non di rado abbracciato, praticando anche conversioni forzate, addirittura dagli stati, estendendo così l’imperialismo dall’ambito politico-economico a quello religioso) abbia contribuito a costituire la coscienza sporca che, insieme alla già citata convinzione di superiorità intrinseca del sistema di vita occidentale, ha permesso l’affermarsi di pratiche illegali tra cui l’uso di indumenti atti a nascondere i lineamenti femminili, la poligamia, l’infibulazione eccetera.

Non ultima tra le altre cause di questo conflitto credo di dover citare la confusione di ruoli tra stato e chiesa, anche in molti paesi occidentali, che si manifesta in diversi modi tra cui: il riconoscimento di festività religiose, il riconoscimento all’obiezione di coscienza per operatori sanitari, l’insegnamento di specifiche religioni nelle scuole (a volte addirittura a carico dello stato ma con scelta dei docenti operata da gerarchie religiose), il riconoscimento di ministri di culto come pubblici ufficiali nei matrimoni in alcuni paesi, la presenza di ministri di culto (retribuiti dagli stati) in molti eserciti ecc.

Purtroppo per interessi a volte economici, a volte d’influenza politico strategica, più spesso per il combinato di entrambi, si è dimenticato che il rispetto è moneta di scambio essenziale tra popoli, paesi e culture, ma appunto come una qualunque moneta ha due facce: il rispetto che si riconosce di dover dare e il rispetto che si deve esigere.

Fino a ora a governare i rapporti tra stati e tra culture si è oscillato tra “imperialismo” e “tolleranza” i risultati dobbiamo riconoscere che non sono stati brillanti, forse è il caso di dimenticare entrambi.

Milano 15 Novembre 2015

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Expo Milano 2015

Martedì 20 Ottobre sono andato all’Expo ero un poco prevenuto e raffreddato, non sono rimasto deluso nelle mie aspettative, alcune code erano così lunghe e tortuose che non sono riuscito a capire a quale padiglione fossero dirette, alcuni padiglioni che ho visitato ho faticato a capire di quale stato fossero, ho cercato di vedere l'”Albero della vita” illuminato, ma la folla accalcata impediva di avvicinarsi, così sono salito sulla “Collina mediterranea” e l’ho guardato da lontano, carino.

Chissà se gli antichi romani che assistevano ai “Trionfi” dei vari imperatori di ritorno da campagne di guerra vittoriose avevano la stessa sensazione di vacuità alla vista dei decori, delle sfilate e degli spettacoli allestiti in quelle occasioni?

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